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I Percorsi della Comunicazione: il linguaggio “non verbale”

Con il Linguaggio “Non Verbale” proseguiamo nel “viaggio” dei Percorsi della Comunicazione; con il nostro precedente articolo abbiamo introdotto gli “Assiomi della Comunicazione Interpersonale” mentre ora affrontiamo gli elementi che supportano ed integrano la “Comunicazione Verbale”.

La comunicazione è fatta di tanti elementi:

  • la comunicazione è il linguaggio espresso dalle parole che utilizziamo, parole semplici, parole evocative, parole complesse
  • è Comunicazione come utilizziamo la voce, il timbro, il suono, le variazioni vocali
  • comunicazione è il nostro corpo, immobile o dinamico, vicino o lontano, fermo o agile.
  • sono Comunicazione le emozioni che si muovono dentro di noi e declinano le nostre intenzioni e colorano il nostro agire.

Nel campo della comunicazione prestare attenzione al linguaggio non verbale, individuarne alcuni ausili interpretativi potrà consentire un cambiamento-ampliamento del sentire e del vedere.

Un artista abituato ad usare i colori e a godere delle forme, percepirà la realtà circostante in un’ ottica “più colorata” e con maggiori ” sfumature” rispetto ad un profano; un musicista apprezzerà maggiormente armonia e pulizie di suoni rispetto chi non se ne è mai curato.

Entrambi hanno affinato le loro percezioni ed hanno appreso alcune modalità differenti. Con la passione e con l’impegno è possibile apprendere nuovi “linguaggi” ed ampliare cosi la nostra rappresentazione del mondo.

Conoscenza del linguaggio non verbale

L’obiettivo della conoscenza potrà essere quello di affinare le proprie capacità comunicative attraverso l’utilizzo consapevole del linguaggio non verbale, quello di poter leggere più chiaramente il messaggio dell’interlocutore e soprattutto quello di “allargare” la conoscenza di sé.

Il linguaggio non verbale: una iniziale definizione

Seppure semplicistica, una prima definizione di non verbale è “tutto ciò che non è verbale”; comprende gesti, posture, abbigliamento, sguardi, toni di voce ……

In genere viene messa in relazione alla comunicazione “analogica”, ovvero a quella comunicazione fondata sul principio dell’analogia, per cui vi è un rimando associativo, pertanto uso di un linguaggio che può essere tradotto anche senza conoscere il codice di riferimento, ma solo in virtù della cosa rappresentata.

Facciamo un esempio, se in un paese straniero, senza conoscere la lingua, indichiamo un numero mostrandolo con le dita della mano saremo compresi per il collegamento analogico tra il numero e le dita della mano mostrate.

Una riflessione da fare è che i messaggi del linguaggio verbale sono fortemente contestualizzati, pertanto possono assumere differenti significati in base alla situazione in cui vengono espressi.

Segnali non verbali

Studiare, approfondire, osservare maggiormente il linguaggio non verbale è un’esperienza affascinante che arricchisce la visione e la descrizione del mondo.

Tutti riconoscono il valore di gesti, atteggiamenti, comportamenti nel favorire o talvolta ostacolare la comunicazione, anzi il linguaggio non verbale spesso viene utilizzato come “codice di controllo” della comunicazione verbale.

Congruenza tra comunicazione verbale e non verbale

Al di là delle differenze culturali, anche a volta contrastanti, per la specie umana è come se esistesse un codice di linguaggio universale. Usualmente il linguaggio non verbale è contemporaneo al linguaggio verbale e ciascuno secondo la propria inclinazione, educazione o contesto sceglierà per lo più inconsapevolmente di utilizzare maggiormente l’uno o l’altro.

Risulta facile accorgersi che se non c’è congruenza tra i due tipi di segnali l’interlocutore “tenderà le orecchie” essendosi avvalso del linguaggio non verbale per “controllare quello verbale”.

Acquistano così importanza il tono della vocela mimica, l’atteggiamento, la distanza, la gestualità, segnali che non hanno significati univoci e che possono essere anche facilmente fraintesi (il sorriso è ironico o segnale di gioia? Il silenzio è insicurezza o scelta consapevole?…).

Elementi caratterizzanti della comunicazione non verbale

Spesso si possono individuare alcune “regolarità” anche nelle forme di espressione del linguaggio non verbale proprio per quello che attiene all’atteggiamento, alla mimica, alla gestualità, alla distanza, al tono.

  • il tono: riguarda la sonorità delle espressioni dell’individuo e quindi l’intonazione, il ritmo, ma anche il sospiro o il silenzio
  • per mimica: intendiamo tutto quello che si può osservare sul viso di una persona
  • per atteggiamento: possiamo intendere la postura dell’individuo ed anche i movimenti che la modificano (spostarsi di lato, incrociare le braccia…)
  • la distanza: è quella che ci separa dagli altri o i movimenti per regolarla (per es. indietreggiare)
  • nella gestualità: comprendiamo tutti i gesti delle braccia ed alcune azioni riconoscibili come “gesti”. Come tutte le classificazioni anche questa presenterà delle difficoltà volendo analizzare alcuni comportamenti o segnali, ma può aiutarci a stimolare il nostro senso di osservazione

Coaching, Counseling e Formazione

S.A. Studio Santagostino mette al centro dei servizi di coaching, counseling e formazione la Comunicazione finalizzata al miglioramento delle performance professionali e personali.

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