Head hunting, il paradosso del matching
Le aziende non trovano i ruoli che ricercano. I candidati non trovano le opportunità. Perché?
Le aziende non trovano i ruoli che ricercano. I candidati non trovano le opportunità. Perché?
Può sembrare un paradosso, considerando i tassi di disoccupazione che da anni ci tormentano, eppure un dato di fatto nell’attuale mondo del lavoro è l’estrema difficoltà, da parte di aziende e di head hunter, di trovare profili adatti ai ruoli richiesti.
Può sembrare un paradosso, considerando i tassi di disoccupazione che da anni ci tormentano, eppure un dato di fatto nell’attuale mondo del lavoro è l’estrema difficoltà, da parte di aziende e di head hunter, di trovare profili adatti ai ruoli richiesti. Possiamo parlare di “disallineamento”, e tra cosa? Cerchiamo di sottolineare alcuni punti che rendono l’operazione di “matching” complessa sia per le aziende, sia per gli head hunter sia per i candidati.
Head hunting: i punti critici
Sarebbe necessario fare un distinguo: da una parte le multinazionali, che nella ricerca di professionisti si muovono all’interno di linee guida che identificano in maniera puntuale ruolo, attività, RAL, ecc e dall’altra le Piccole e Medie Imprese (caratteristica del tessuto industriale del nostro paese) che in maniera frequente manifestano esigenze di profili trasversali nella definizione della Job che a volte non trovano rispondenza nel mercato e che complicano il lavoro di selezione da parte degli head hunter. A questo si aggiunge che spesso non si ha congruenza tra i bisogni di chi ha la titolarità della funzione e la ricerca del profilo. Esempio è la discrasia tra mappa percettiva del proprietario ed il responsabile della funzione.
Un altro ostacolo è l’ormai nota distanza tra le competenze scolastiche e ciò che un datore di lavoro si aspetta da un neolaureato. Esistono alcuni settori (per esempio il mondo del digital) nei quali i contenuti dell’insegnamento sono ancorati a modelli a volte sorpassati.
L’ultimo elemento è la mancanza di figure con competenze professionali per mansioni definibili “meno prestigiose”. Siamo un paese inflazionato da avvocati e architetti disoccupati ma non si trovano tornitori, artigiani (falegnami, sarti, modellisti, …), panettieri, macellai, ecc..
Risposte agli annunci di lavoro: non sparare nel mucchio
È comprensibile la frustrazione che si prova a non trovare un’occupazione ma risulta contro producente rispondere ad annunci per i quali non si è allineati ai requisiti richiesti. Come head hunter continuiamo a ribadirlo anche ai colloqui: fate attenzione al contenuto dell’annuncio (esperienza pregressa, ruolo, conoscenza delle lingue, disponibilità alla mobilità territoriale, ecc…) e al linguaggio utilizzato nella sua stesura. “Preferibile” ed “indispensabile” hanno due significati diversi; per esempio, se è richiesto come parametro “indispensabile” l’inglese fluente e nel vostro cv è riportato inglese scolastico è superfluo sottolineare che la candidatura, pur avendo altri elementi di interesse, è di default scartata. Non si tratta di mentire nella stesura del cv, anche perché giusto per vostra informazione, se l’inglese è un parametro indispensabile, il selezionatore potrà colloquiarvi in inglese.
Il fatto di rispondere ad annunci per ruoli che prevedono competenze più “basiche” (receptionist, addetto alle pulizie, addetto magazzino ecc…) non rendono automaticamente un candidato, con skill altamente qualificate e specializzate, idoneo ad una selezione.
Per concludere “non sparate nel mucchio”.