I 10 ERRORI DA EVITARE PRIMA, DURANTE E DOPO UN COLLOQUIO DI LAVORO
NON C'È MAI UNA SECONDA OCCASIONE PER FARE UNA BUONA PRIMA “BUONA IMPRESSIONE”
La buona notizia è che gli errori sono arginabili, basta sapere come e su questo vi aiutiamo noi.
1.NON INFORMARSI SULL’AZIENDA
Ce l’avete fatta, dopo il colloquio con la società di ricerca e selezione siete finalmente giunti in azienda.
Cosa potrebbe compromettere la vostra candidatura? Ad esempio sapere poco o nulla su di loro.
Se dopo aver googlato la ragione sociale, avete visto distrattamente sullo sfondo della homepage una signora anziana che sorride e non avete indagato oltre, l’azienda potrebbe offrire servizi di cure domiciliari, essere leader di mercato nelle dentiere o produrre montascale per la terza età. 3 ipotesi molto differenti. Meglio non essere superficiali ed informarsi il più possibile.
Passe partout per non fare la figura di Kafka nel Processo, che si è trovato catapultato in un contesto a lui ignoto e non sa nemmeno perché, focalizzatevi su questi aspetti:
- Core business
- Mission / Vision
- Posizionamento sul mercato
- Principali Competitors
- Crescita economica
Nessuno si aspetta da voi una disamina approfondita, ma conoscere i punti cardine di cui sopra è sinonimo di interesse, motivazione e vi aiuterà a gestire al meglio il colloquio.
Non avete trovato qualche informazione importante? Chiedetela: fare domande di approfondimento è un ottimo biglietto da visita.
2.NON AVERE DIFETTI
Nella top 3 delle domande più odiate poste durante i colloqui di selezione troviamo sicuramente: “Mi racconta quali sono i suoi punti deboli?” ll candidato medio fa delle smorfie così eloquenti che Jim Carrey risulta di colpo inespressivo, tuttavia è un aspetto da affrontare, perché nessuno compra un prodotto senza conoscerne anche i limiti oltre alle virtù.
Le tattiche più improduttive per gestire questa domanda sono: 1) rifugiarsi nel mito del superuomo (“Non saprei davvero cosa dirle, non ho dei punti di debolezza che mi vengano in mente da raccontarle”), 2) adottare la tecnica “armiamoci e partite” (“Dovrebbe chiederli agli altri, ai miei colleghi o ai miei amici”) 3) optare per l’esasperazione del pregio (“Sono sicuramente troppo buono, mi prendo tutte le responsabilità e gli altri si approfittano della mia disponibilità).
Cosa fare?
Individuate una vostra pecca reale e descrivete come state cercando di migliorarla: “Tendo a voler mantenere il controllo e faccio fatica a delegare, ma so che è un aspetto su cui devo lavorare. Un buon capo deve sapere a chi affidare i compiti e misurare la bontà delle azioni fatte dalla sua squadra, per questo da un paio di mesi ho deciso di organizzare delle riunioni periodiche invece di controllare quotidianamente l’operato del mio team.”
3. MENTIRE
Mentire porta esiti nefasti: vediamo insieme il processo logico.
Se a colloquio mentite e vi scoprono, da quel momento NON risulterete più credibili; 99 verità dette in precedenza soccombono vs 1 singola menzogna finale.
Di Emilio Salgari ne nasce uno ogni cento anni: a meno che non vantiate una parentela con il romanziere che riusciva a illudere tutti di aver visitato di persona l’esotica Malesia descritta in Sandokan, quando in realtà non si era mai spinto oltre le sponde dell’Adriatico, lasciate perdere.
Una bugia ne rende necessarie sempre molte altre.
Se a colloquio mentite e NON vi scoprono, avranno modo di appurare nel periodo di prova che le competenze dichiarate non coincidono con quelle manifeste.
Se vi siete venduti di essere il nuovo Bill Gates ed in realtà avete difficoltà ad installare la stampante, verrete bollati come un fake dal primo giorno.
Meglio non rischiare e dare enfasi solo a ciò che sapete fare realmente.
4.PUNTARE TUTTO SULLA RETRIBUZIONE
Le spese sono quotidiane, mentre lo stipendio è mensile: innegabilmente la retribuzione sposta gli equilibri familiari e gli stili di vita individuali, soprattutto in una fase storica in cui precarietà imperat.
Ciò però non giustifica il bypassare biecamente ogni tipo di contenuto della job position che vi stanno illustrando per sapere subito a quanto ammonterà stipendio/bonus/variabile/benefit etc...
In questo modo potreste anche venire a conoscenza del pacchetto retributivo in fretta, ma non arriverete a prenderlo mai.
5.ESSERE COERENTI
Rimangiarsi le parole può non causare indigestione a chi lo fa, ma risulta di sicuro spiacevole per chi ascolta.
La coerenza in fase di selezione è un requisito cardine: sembra banale, ma non sempre la classica filiera - lettura del cv – telefonata di approfondimento – colloquio conoscitivo presso l’head hunter – colloquio presso l’azienda – risultano lineari.
Se avete enfatizzato degli aspetti sul curriculum che avete inviato, ma al telefono ne menzionate altri, se all’head hunter comunicate che il vostro obiettivo è diventare un after sales manager e poi presso l’azienda parlate solo del vostro background tecnico, la contraddizione vi penalizzerà sempre.
Anche se avete avuto molteplici e variegate esperienze, concentratevi sul ruolo oggetto della discussione: risparmierete tempo, energie e la performance risulterà migliore.
6.PARLARE MALE DI CAPI/COLLEGHI
Trovarvi davanti uno sconosciuto che snocciola commenti acidi e critiche sul suo entourage sarebbe per voi un buon biglietto da visita?
Ecco, non lo è nemmeno per il selezionatore nella cui mente si palesa un inquietante scenario: un domani il candidato potrà replicare le stesse accuse verso la nuova azienda.
E’ normale che in tanti anni di lavoro emergano elementi di insoddisfazione legati a questioni personali, ma non bisogna renderlo il focus del colloquio.
“Non ho fatto carriera perché non ero nella cordata giusta, in più i miei colleghi mi hanno sempre messo i bastoni tra le ruote” suona diversamente rispetto a “Sicuramente a questo punto della mia vita lavorativa avrei voluto avere un maggior avanzamento professionale, probabilmente in passato non ho gestito nella maniera corretta delle dinamiche aziendali, ma ora mi sento più consapevole e pronto per fare un salto di qualità: credo che il ruolo di cui stiamo parlando possa rappresentare per me un’opportunità concreta”.
7.FARSI PRENDERE DALL’ANGOSCIA
Un po’ di tensione è sana e giustificabile a colloquio, lo sa benissimo anche il recruiter che avete di fronte, ricordatevi però che è un incontro di lavoro, non un interrogatorio.
Non avete una lampada puntata in faccia e non siete accusati di rapina a mano armata, quindi tremori, sudore sulle tempie e balbettii risultano fuori luogo.
Si potrebbe obiettare che l’emotività non si può controllare; questo è vero, ma solo in parte: esercitarsi a casa parlando del proprio sviluppo di carriera o simulare la presentazione del proprio obiettivo professionale prima di recarsi a colloquio, vi aiuteranno a stemperare l’ansia e ad essere più efficaci.
Si innesca una sorta di circolo virtuoso: più vi allenerete a parlare di tematiche lavorative, più sarà semplice descrivere in maniera lineare ed incisiva il vostro percorso professionale.
8.PARLARE TROPPO/TROPPO POCO
Capacità di ascolto, sintesi ed esaustività sono le parole chiave per sostenere un buon colloquio.
E’ vero che si tratta di un incontro conoscitivo, ma non va inteso in senso letterale, descrivendo la propria vita a partire dalla più tenera età, come non risulta gradevole all’interlocutore aver a che fare con chi si esprime a monosillabi.
Il processo è semplice: ascoltate bene la domanda, rispondete in modo centrato e suffragate la vostra risposta con degli esempi concreti.
“Perché crede di essere un buon sales manager?” “Ho fatto tante cose nella mia vita, le vendite sono solo l’ultima, pensi che sono partito addirittura dall’ufficio logistica nel 1985, all’epoca non c’erano neanche le e-mail.. Che tempi, le racconto un aneddoto…” VS “Perché crede di essere un buon sales manager?” "Ho incrementato il fatturato della xyz S.p.a. del 10% nell’ultimo anno, in collaborazione con il marketing ho contribuito a creare una nuova linea di prodotti per il settore healthcare dedicato ad una nicchia di mercato non ancora esplorata e gestisco una rete vendita di 10 risorse”
Chiara la differenza?
9.OUTFIT SBAGLIATO
Senza voler rubare il mestiere ai fashion blogger, vi diamo qualche consiglio su come presentarvi a colloquio.
L’abbigliamento è importante anche se dovrete indossare scarpe antinfortunistiche ed elmetto dal primo giorno di lavoro, perché in fase di selezione dovete valorizzare voi stessi ed il contenitore vale tanto quanto il contenuto.
Il modo in cui vi vestite dovrà trasmettere cura per voi stessi e professionalità: ovviamente c’è una variabilità a seconda del ruolo per cui ci si candida (un digital specialist inserito in una web agency in cui l’età media dei dipendenti è 27 anni potrà essere molto più casual rispetto ad un’assistente di direzione per una multinazionale operante nel chimico), ma la regola generale prevede sobrietà ed accuratezza.
10.ARRIVARE IN RITARDO
Tristemente un evergreen.
Per carità, può capitare di avere un impedimento, ma siccome non avrete 3 colloqui al giorno tutti i giorni, è caldamente consigliato di non pianificare impegni a ridosso dell’incontro con il recruiter.
Partite in anticipo, studiate il percorso se non lo conoscete e soprattutto nei casi in cui interviene l’imponderabile, come un incidente in tangenziale o un figlio da andare a prendere in anticipo a scuola, telefonate sempre.
Ricordatevi che se il recruiter avrà l’impressione che Godot arrivi prima di voi, le probabilità che il vostro cv diventi una pallina di carta per i tornei aziendali di cestinismo si alzerà sensibilmente.